L’ Oratorio di San Protaso al Lorenteggio, conosciuto da decenni come la “Gesèta di lusért”, ha la caratteristica, pressoché unica, di sorgere in uno spartitraffico: quello di via Lorenteggio che, con il suo doppio filare di alti platani, gli fa da viale d’ accesso.
Dedicato a San Protaso Vescovo, da circa un millennio resiste, ultimo baluardo storico della zona, ai vari tentativi di abbattimento, fatti nel tempo e per diverse motivazioni.
A discapito della collocazione odierna, era un oratorio in aperta campagna, attorno ad esso scorrevano due torrentelli.
Era frequentato dai contadini della zona per la celebrazione della Messa domenicale. Attualmente viene aperta solo in occasione delle feste di quartiere.
Pur non essendo stato sconsacrato, da quando è divenuto di proprietà del Comune di Milano è da considerarsi “ridotto a uso profano”.
È una modesta aula rettangolare, che si distingue per il fatto di avere la più antica effige di S. Caterina da Siena (firmata e datata 1428).
La struttura architettonica dell’oratorio è molto semplice, in stile romanico-lombardo: pianta rettangolare, tetto a capanna, soffitto in legno a cassettoni.
Vi si accede da una piccola porta in legno con architrave, sormontata da una finestra tonda; l’illuminazione interna è garantita anche da tre feritoie ogivali nei muri laterali: due sulla parete destra, una sulla parete di sinistra, posizionata tra due affreschi; hanno sostituito le due finestre laterali più grandi presenti in origine.
Molto semplice anche all’interno, l’oratorio di San Protaso al Lorenteggio custodisce interessanti affreschi, eseguiti in diverse epoche.