posta a metà circa di via Paleocapa all’incrocio con via Quarenghi, la chiesa, orientata con l’abside a sud est, presenta il fronte principale quasi completamente occupato in altezza da un grande pronao in opera su quattro colonne in granito grigio, che reggono la trabeazione orizzontale completa di fregio e cornicione sopra il quale si imposta il tetto a tre falde della copertura. Dal portico si accede all’interno della chiesa tramite l’ingresso con contorno in marmo di Zandobbio. Internamente la chiesa si presenta suddivisa in tre navate con pianta a croce greca con transetto al centro, sormontato da tazza emisferica. I quattro bracci della croce sono coperti da volta a botte ed i quattro spazi negli angoli da quattro piccole tazze semicircolari. La navata trasversale del transetto presenta alle due estremità due cappelle, una dedicata a S. Antonio con altare in marmo, l’altra dedicata all’ Immacolata con altare in marmo in stile impero. Il presbiterio, rialzato di tre gradini è coperto da volta a botte e si conclude con il coro absidato coperto da catino. Ai lati del presbiterio sono presenti due vani di cappella aperti ad arco sia verso il presbiterio che verso la platea in modo da formare un tutt’uno con essa. La cappella di sinistra è dedicata alla Madonna Addolorata, quella di destra al Sacro Cuore di Gesù
1181 – la prima menzione della chiesa di S. Giorgio si trova in un atto con il quale il parroco Ottone de Rossi comprava un appezzamento di terreno con il consenso del vescovo d in S. Giorgio di Spino. Come riporta l’ingegner Fornoni Spino e era il nome in antico della località che, comprendendo l’attuale zona, si estendeva sino ad Osio
1313 – il 4 aprile, il vescovo conferma l’elezione di frate Melchiorre di Treviglio a canonico regolare e priore del monastero di S. Giorgio in Spino
1575 – durante la visita Apostolica di S. Carlo viene visitata la chiesa e viene riscontrata una situazione di totale incuria e vengono accusati i canonici di dissipare i beni
1742 – per iniziativa dei fedeli del luogo, organizzatisi nella Confraternita dei Devoti del Santissimo Nome di Maria, la chiesa viene ripristinata al culto, ripulita riordinata
1808 – la chiesa e l’annesso convento vengono soppressi ad opera del Governo napoleonico, passando in proprietà al sig Luigi Conti, che dopo aver demolito praticamente tutto destinò quello che restava, con l’aggiunta di nuove costruzioni, a casa d’affitto
1825 – per interessamento del sacerdote Giuseppe Brina, viene costruita l’attuale chiesa con l’annesso convento
1866 – con la soppressione del 9 giugno viene chiuso il convento e la chiesa diviene ausiliari della parrocchia di S. Alessandro in Colonna
1874 – la chiesa è officiata dai Gesuiti, che in seguito acquistarono e riattivarono anche l’antico convento
XX – nel corso del XX secolo vengono effettuati diversi interventi di manutenzione