la chiesa, collocata fuori dal centro abitato, è circondata da prato e preceduta da un ampio sagrato con pavimentazione in porfido. Il fronte principale, come tutti gli altri, si presenta in pietra a vista. Centralmente alla facciata è posto il portale d’ingresso con contorno in pietra, esso risulta affiancato da due finestre, una per lato, anch’esse con contorno in pietra e complete di inferriate. Nella parte superiore è collocata una finestra tonda leggermente strombata. La facciata è conclusa a capanna dagli spioventi del tetto in legno. Internamente la chiesa presenta un’unica navata a pianta rettangolare, divisa in due campate da un arco a tutto sesto. Le pareti, che anche internamente si presentano in pietra a vista, sono caratterizzate da tracce di affreschi: uno rappresentante l’Annunciata, risalente al quattrocento, con scrittura gotica in cornice e graffiti posteriori risalenti al 1509; un frammento rappresentante S. Giacomo, datato 1542; uno che rappresenta Cristo che porta la croce e i Santi, risalente al 1522; ed infine una sinopia secentesca rappresentante la Madonna con Bambino. In prossimità del presbiterio il pavimento in cotto è stato interrotto a causa della scoperta di un secondo pavimento, posto trenta centimetri più in basso, caratterizzato da un lastricato al centro e ciottolato ai lati. Il presbiterio, a pianta rettangolare, è collegato alla navata mediante due strette passerelle in legno ed illuminato da due finestre laterali. L’altare, rialzato di due gradini, è posto sulla parete di fondo del presbiterio. Un ingresso posto a destra della seconda campata conduce alla sagrestia
1575 – l’edificio veniva nominata già nella visita di S. Carlo del 1575, dai cui documenti si evince che: “L’oratorio di S. Salvatore, campestre, ha un unico altare non più decoroso. Ha un reddito di venti soldi, senza oneri, che percepisce il rettore; non vi si celebra; tolto l’altare, sia chiusa entro tre giorni”. La chiesa rimase chiusa presumibilmente fin dopo il compimento della nuova chiesa di S. Lorenzo, nel frattempo il deterioramento dell’edificio continuò al punto che al tempo del rifacimento dell’antica chiesa erano rimasti solo brani dei muri perimetrali
1625 – dagli atti della visita pastorale di Mons. Federico Cornaro si legge: “Sono nella mia cura la chiesa di S. Pietro tutelare campestre, la chiesa di S. Giovanni del Civedino, e di S. Salvatore, campestre”
1644 – l’edificio venne rifatto ed innalzato. Inoltre venne ampliato con un prolungamento verso est
XIX – l’edificio venne utilizzato come lazzaretto durante il colera della seconda metà dell’ottocento
1911 – la chiesa venne requisita dal sindaco, come risulta da una lettera dell’espoca, ed utilizzata come lazzaretto
1979 – nel novembre di quest’anno vennero cominciate le opere che portarono ad un rifacimento radicale. Venne sostituito il tetto, rifatto il campanile a vela, asportato tutto l’intonaco esterno e le pareti vennero rivestite con pietre e sassi a vista. Le stesse operazioni vennero ripetute all’interno, evidenziando gli affreschi alle pareti e gli innesti dei muri nuovi su quelli antichi, nonchè una finestrella del periodo preromanico chiusa con pietre e pezzi di tegole romane. internamente, nei pressi dello stipite della porta di ingresso alla sagrestia si trovano i resti di una finestrella monofora a strombatura. Con il rifacimento del pavimento vennero portate alla luce le fondamenta della chiesa romanica ed i resti di un edificio precedente, forse un tempietto romano