La chiesa di San Quirico si eleva sul colle omonimo (410 m). Vi si accede sia da Angera sia da Ranco grazie a una rete di sentieri. La vista, alla sommità, è ampia e spazia sul lago Maggiore, le Alpi e la rocca d’Angera, di cui si può ammirare, dall’alto, la complessa e severa mole. Il luogo incantò anche Samuel Butler che in ‘Alps and sanctuaries’ (celebre repertorio edito a Londra nel 1882 e alla base della fortuna turistica in terra anglosassone delle chiese e dei Sacri Monti che costellano il paesaggio prealpino italiano) non mancò di invitare i viaggiatori all’erta salita pur di godere del panorama dedicando alla vista sulla Rocca d’Angera “from S. Quirico” una piccola, ma precisa veduta xilografica. La chiesa, che mantiene l’antico orientamento a est, risale, almeno, a epoca romanica e si presenta con una semplice facciata a capanna anticipata da un portico novecentesco, retto da due pilastri. Il portone centrale è affiancato dalle due tradizionali finestrelle che consentivano un momento di raccoglimento ai viandanti anche durante la chiusura al culto. Sopra le due finestre, corrispondenti aperture a nicchia, coronate da arco, erano forse destinate a ospitare delle statue; oggi contribuiscono a movimentare il prospetto. I fianchi sono scanditi da lesene che riproducono la successione di volte interne e ne assorbono, in parte, le spinte. L’interno è “avvolto nella penombra che spinge alla meditazione e invita al silenzio” (Besozzi). L’aula unica, frutto di un intervento di ricostruzione e ampliamento documentato dopo il 1830, è suddivisa in due campate da altrettante lesene e da un arco trasversale a pieno centro. A questo ambiente seguono il presbiterio, a pianta quadrata e con volta a botte, ricostruito nel corso del XVII sec., e, infine, inquadrata da un arco trionfale ricavato nel muro di fondo seicentesco, l’abside attuale, ampliamento novecentesco impreziosito da un affresco con ‘Crocifissione e martirio di san Quirico’. Nonostante l’evidente intervento seicentesco, il presbiterio, per via degli inconsueti spessori murari e i due archi di scarico tamponati nelle pareti laterali, potrebbe conservare qualche traccia del primitivo impianto romanico; ma mancano indagini mirate estese anche al sottosuolo. Le pareti e le volte sono ricoperte da ornati e simboli affrescati nel Secondo Dopoguerra. Danno luce all’aula due finestre sul fianco destro, aperte nelle lunette tra le volte (le due corrispondenti sul lato sinistro sono state murate in età imprecisata). Meta, in antico, di sentiti pellegrinaggi da parte delle comunità di Angera e Ranco (nell’ambito dei tridui e delle ricorrenze maggiormente legate ai riti per favorire pioggia e raccolti), la chiesa e il colle di S. Quirico furono oggetto, nel corso del XIX sec., dell’interesse scientifico di Antonio Stoppani (per la conformazione geologica); nello stesso tempo, qualche novellatore ambrosiano li elesse a teatro di ambientazioni per tradizioni popolari e racconti, così contribuendo ad alimentare il fascino dei luoghi.
XIII – La chiesa di S. Quirico, posta sul colle omonimo a nord di Angera, è elencata nel “Liber notitiae Sanctorum Mediolani”, compilato alla fine del XIII sec. o all’inizio del XIV sec.: “loco uriga in monte. ecclesia sancti quirici”. Di una più antica fondazione, in attesa di studi sistematici e indagini mirate sulle parti più antiche della fabbrica sopravvissute, si può solo ipotizzare in ragione dell’intitolazione e della localizzazione, in luogo sicuro alla cima di un monte a dominio di lago e montagne. Non hanno però fede, seppure siano suggestive, le leggende fiorite soprattutto nel XIX sec. che volevano il piccolo tempio costruito da san Giulio, precoce evangelizzatore delle terre del basso Verbano.
1567 – Non vi sono altre notizie sulla chiesetta fino alla visita pastorale del 1567, quando Carlo Borromeo in persona salì sul colle per contemplare lo stato di rovina dell’edificio. L’arcivescovo ne ordinò la demolizione per recuperare materiale utile nella ricostruzione della parrocchiale. La disposizione fu ignorata dagli abitanti di Angera che, in qualche modo, misero mano a opere di salvaguardia e manutenzione. Nel 1579, durante la successiva ispezione di mons. Bernardino Tarugi, infatti, la chiesa non appariva più in stato di particolare degrado: coperta con volte, era piuttosto ridotta (5 x 3 m) e con abside semicircolare (indizio di antichità almeno romanica).
1642 – Nel 1642, a seguito della visita pastorale compiuta l’anno precedente, l’arcivescovo Cesare Monti ordinò di allargare e alzare la cappella maggiore della chiesa, di staccare l’altare dal muro, di migliorare gli arredi e di far dipingere da un “bravo pittore” un’immagine con i santi Quirico e Giulitta. Dal resoconto della visita del 1683 del cardinale Filippo Visconti risulta che gli ordini furono eseguiti: in quell’anno, sull’altare, faceva bella mostra un dipinto con i santi titolari donato da Elena Visconti, moglie del marchese di Angera, Antonio Renato Borromeo. Inoltre, la chiesa risultava ingrandita rispetto ai rilievi precedenti: 9 metri (compreso, però, la cappella maggiore) x 5 metri. Quanto al dipinto, nel 1749 il card. Giuseppe Pozzobonelli ne elogiava le qualità artistiche; nel 1786 si specificò che la raffigurazione, accanto ai due santi titolari, comprendeva anche un’immagine di san Carlo e due angeli con palme e corona in mano; nel 1924 fu distrutto da un fulmine.
1830 – Secondo gli atti allegati alla visita pastorale del cardinale Andrea Carlo Ferrari, nel 1896, la chiesa sarebbe stata riedificata dopo il 1830. A giudicare dalle condizioni attuali dell’edificio, è probabile associare la notizia alla ricostruzione, con ampliamento, della navata maggiore.
1924 – Nel 1924 un fulmine distrusse il quadro seicentesco donato dai Borromeo; sopravvisse solo un frammento di tela con san Quirico. I danni furono ingenti e riguardarono, probabilmente, l’intera area absidale. L’allora parroco di Angera promosse un rifacimento del tetto (1924); quindi, entro il 1934, patrocinò la costruzione di una nuova abside quadrangolare in appendice al presbiterio seicentesco. Sulla parete di fondo, a compensazione del quadro perduto, fu affrescata nel 1934 una Crocifissione corredata dal martirio di san Quirico.
1943 – Il portico fu aggiunto nel 1943 grazie alla donazione di monsignore Ettore Baranzini di Angera, diventato arcivescovo di Siracusa.
1987 – L’ultimo restauro delle pareti e del tetto dell’edificio risale al 1987-1988, a cura dell’associazione Alpini di Angera. Nell’occasione è stata anche ripristinata la meridiana dipinta sul fianco esterno e che il tempo aveva reso illeggibile.