La chiesa parrocchiale San Giovanni Battista si trova nel centro abitato di Carpenedolo, comune della provincia di Brescia situato nella bassa orientale del Chiese. Il fabbricato, orientato a ovest, è a pianta rettangolare terminante sul presbiterio absidale. La facciata, a due registri, è sormontata da frontone triangolare. Quattro colonne, complete di capitelli in stile composito e basamento scandiscono il primo ordine e coronamento a modo di edicola, delimitando due statue alloggiate dentro altrettante nicchie. In mezzeria, il portale presenta ulteriori colonne che sorreggono il coronamento mistilineo dello stesso. Sopra di esso si trova un bassorilievo rettangolare. Quattro lesene scandiscono il secondo ordine. Lateralmente, si trovano due statue appoggiate su dei piedistalli. Nella parte centrale, una finestra rettangolare contiene la scritta “ANNO – MCMII” incisa nell’architrave. Al culmine della facciata si trova il fastigio, contenente timpano triangolare e acroterio, coronato una croce metallica centrale e due vasi laterali. Una piccola cella campanaria si affaccia sul lato nord della chiesa. All’interno, l’ampia aula è fiancheggiata da dieci cappelle, cinque per lato, ritmate da delle lesene complete di plinti e capitelli compositi. La navata è coperta da volta a botte terminante a padiglione nel presbiterio e tra di essi, a cupola ellittica. Le ampie finestre dell’aula, aperte sulle murature perimetrali, consentono l’illuminazione naturale degli interni. Sotto le finestre dell’aula si trovano dieci altari aggiunti a quello maggiore, cinque per lato. Le superfici interne dei muri sono intonacate, con presenza di decorazioni pittoriche. Cornicione lungo il perimetro interno dell’aula e del presbiterio.
XVI – La chiesa di San Giovanni Battista, precedentemente all’attuale, aveva degli altari elencati dalle visite pastorali avvenute a Carpenedolo tra il 1541 ed il 1684.
XVII – Il 25 marzo 1693 la Vicinia di Carpenedolo decise, con 223 voti a favore e 5 contrari, di costruire la nuova chiesa sul posto della vecchia. Si pose subito mano all’opera, su disegno del capomastro Giacomo Mirani, e l’1 aprile 1693 l’arciprete Francesco Zoni benedisse e pose la prima pietra della nuova parrocchiale.
XVIII – Nel 1704 il vescovo Marco Dolfin ordinò di costruire la sagrestia entro un anno. Nella visita pastorale del 13 aprile 1722, di Gianfranco Barbarigo, si registra la sua esistenza.
XVIII – Il senato veneto concesse l’autorizzazione per l’ampliamento della fabbrica il 12 dicembre 1761 e l’ampliamento avvenne nel 1783.
XVIII – Tra il 1749 ed il 1753 si eseguirono diverse opere di completamento della chiesa: il pulpito (1749); il portale d’ingresso (1750); il pavimento (1750); il baldacchino sopra l’altare maggiore (1751); la cornice a stucchi della controfacciata (1753).
XVIII – Il consiglio generale del 21 luglio 1720 prese in esame lo stato precario del campanile cinquecentesco e ne deliberò la demolizione.
XVIII – Nella prima metà del ‘700 furono eseguiti dei lavori per la costruzione del campanile, su progetto del architetto Paolo Soratini.
XIX – Costruzione dei grandi altari del Santo Sacramento e del Santo Rosario, nel 1820 ca.
XIX – Il 25 gennaio 1854 venne fatto il collaudo dell’organo, dalla famiglia di fabbricatori Serassi, ad opera di Luigi Tosi, frate Davide da Bergamo e Vincenzo Antonio Petrali di Crema.
XX – Il 20 gennaio 1902 un decreto ministeriale autorizzò i lavori della nuova facciata. Il 9 marzo 1902 la fabbriceria deliberò la costruzione della nuova facciata su progetto di Luigi Tombola. i lavori iniziarono il 2 aprile 1902 e terminarono il 30 maggio 1903.
XX – La facciata ultimata nel 1903 manifestò sin da subito problemi di spostamento del frontone e di infiltrazioni da acque piovane. I lavori di consolidamento strutturale della stessa furono eseguiti tra il 1908 ed il 1909, su progetto degli ingegneri Mazzocchi e Treccani.
XX – Nel 1933, anno del giubileo della Redenzione, si eseguirono dei lavori per l’abbassamento del frontone della facciata.
XXI – Interventi di consolidamento strutturale e restauro dopo il sisma di Salò del 2005.