La chiesa sorge su un rilievo naturale al margine est del centro abitato antico, su ampio piazzale sorretto da terrapieno artificiale. L’orientamento della chiesa è parallelo a quello della chiesa precedente ad essa, di stile romanico, di cui resta metà dell’abside e l’angolata che punta ad est tra navata e abside. Da questi resti è possibile ipotizzare l’estensione della chiesa precedente, che occupava buona parte del piazzale ora presente
sul fianco della parrocchiale. L’orientamento anche della chiesa odierna è perfettamente con presbiterio a nord-est, in direzione del sorgere del sole nel solstizio estivo.
Le rimanenze della chiesa romanica sono state riutilizzate come sede del Monte di Pietà completando con una semplice facciata la struttura. Con portale in marmo e due finestroni nella parte alta della facciata questo edificio si affaccia ora sul piazzale presente a fianco della parrocchiale costituendone il fondale. L’edificio ha la larghezza dell’originale chiesa romanica e ne ricalca la parte absidale e la parte terminale della navata. Esso è unito al resto dell’attuale chiesa dal campanile che potrebbe anch’esso avere origine romanica nella parte basale.
Il complesso della chiesa di San Remigio abbraccia quindi il piazzale su due lati. Il volume principale della chiesa è composto dall’insieme della navata centrale e d quelle laterali, compreso sotto la medesima copertura a capanna in lastre di pietra. In leggiero rialzo, si attesta il volume del presbiterio che termina la chiesa a nord-est con copertura sempre a capanna. La copertura delle navate comprende anche i volumi annessi della sagrestia e della cappella invernale, che affiancano il presbiterio. Il volume dell’ex Monte di Pietà, gia parte absidale della chiesa romanica, si diparte verso sud-est, a livello del presbiterio e facendo perno sul campanile che risulta tutto inglobato tra i corpi di fabbrica.
Il volume delle navate è scandito sui fianchi da tre lesene corrispondenti alle quattro campate interne delle navate laterali, e da finestroni rettangolari nella parte alta, di chiaro dettame conciliare tridentino. In corrispondenza della terza partitura si apre il portale laterale, manierista, in marmo di Vezza o Canè.
La facciata della chiesa manifesta la divisione in navate interna con due marcate lesene centrali coronate da pinnacoli in pietra con croci in ferro, che spiccano oltre la copertura contenendo un timpano a vela con pinnacolo centrale che regge la croce maggiore. La partitura centrale della facciata è forata dal rosone con caratteristica cornice e croce a traforo in marmo bianco di Vezza. Alla base, centralmente il portale rinascimentale in marmo, con schema a piccolo arco di trionfo. La campiture laterali della facciata sono concluse da altre due lesene d’angolo che raggiungono la quota di gronda della copertura sui fianchi della chiesa, e sono quindi più basse del tamponamento a spiovente della facciata, in corrispondenza di esse sono posizionati altri due pinnacoli con croce a coronamento. L’insieme dei cinque pinnacoli è molto movimentato: il maggiore e i minori sono arretrati rispetto alla facciata, mentre i due mediani si protraggono ponendosi sulle lesene maggiori.
L’interno è ampio e luminoso, diviso in tre navate, tutte suddivise in quattro campate coperte a crociera gotica con decorazioni novecentesche. Sei colonne in rocchi di pietra grigia ritmano lo spazio, hanno basi appena accennate forse per innalzamento del pavimento, e capitelli semplici con quattro essenziali foglie grasse. La fattura appare quattrocentesca. Dal fianco destro dilaga la luce dai finestroni ascrivibili alla ristrutturazione voluta dal Borromeo nel 1580.
Al termine delle navate laterali, su parete piana si ergono, a sinistra della cappella maggiore, l’altare della “Concezione” e a destra l’altare dei SS. Francesco e Rocco, entrambe in legno intagliato e dorato come le rispettive ancone.
Il Presbiterio a pianta rettangolare, illuminato da grande fines
XII – Sul lato nord-est della sacrestia, sul retro dell’edificio annesso, un tempo sede del Monte di Pietà, è leggibile parte di un abside romanico con orientazione a nord.est. Questo testimonia la presenza di una precedente chiesa. L’attuale è affiancata al sedime di quella romanica.
1339 – La chiesa precedente nel 1339 fu danneggiata a seguito di un assedio durante combattimenti tra guelfi e ghibellini.
XV – A seguito dell’ingente danno causato da scorreria militare, durante il XV secolo la chiesa viene ricostruita a fianco della preesistente nella forma sostanzialmente conforme all’attuale.
1530 – Sul portale dell’edificio destinato a Monte di Pietà, ricavato nei resti dell’antica chiesa romanica, vi è incisa la data 1530, corrispondente con ogni probabilità ad intervento di ristrutturazione.
1580 – La chiesa è ristrutturata in modo consistente secondo i dettami del visitatore Carlo Borromeo.
1603 – La consacrazione del tempio, poco dopo la conclusione della ristrutturazione, è del 1603.
1604 – realizzazione dell’ancona nell’altare dei santi Francesco e rocco. Autore Alessandro Locheti, valtellinese.
1620 – Viene realizzata dall’intagliatore Bulgarini l’ancona dell’altar maggiore
1658 – L’altare è opera dell’ intagliatore Domenico Ramus
1670 – L’ancona della cappella del suffragio, posta sul lato sinistro della navata, è realizzata dall’intagliatore Carlo Ramus, figlio di Domenico.
XVIII – L’area corrispondente alla Cappella della Disciplina, attuale cappella invernale, e alla sacrestia, appaiono per linee architettoniche e per la presenza sul lato nord-est della sacrestia di lapide con datazione incisa (1702?) modifiche settecentesche.
XVIII – La famiglia di intagliatori di Vione, Pietroboni, realizza: gli scranni del coro, la cassa dell’organo, la cantoria, il portale con timpano della sacrestia, il pulpito e la bussola d’entrata.
1703 – Il paliotto dell’altare maggiore è dell’allievo di Domenico Ramus, Clemente Buccella. Rappresenta il battesimo di Clodoveo.
1874 – Il campanile viene modificato, ampliata e modificata con copertura a bulbo la cella campanaria per contenere il concerto di campane della ditta Pruneri di Grosio.
1900 – Viene sostituita parte della pavimentazione in marmo di Vezza con altra bicroma più regolare. la pavimentazione rimane nella metà navata più prossima alla facciata.
1944 – Il pittore Amleto Bocchi dipinge la nicchia del battistero
2015 – Risultano sostituiti i manti di copertura, ora in lastre d’ardesia e gli intonaci esterni. L’intervento è del 2015.