La chiesa e il convento di Santa Maria del Carmine vennero eretti a partire dall’ultimo quarto del trecento per volontà di Galeazzo II Visconti. Terminata negli ultimi anni del XV secolo secondo l’originario progetto attribuito dalla critica a Bernardo da Venezia, la chiesa nei secoli non subì rimaneggiamenti tali da stravolgerne la struttura.
L’impianto è a tre navate ritmate da campate a pianta quadrata secondo il sistema alternato: ad una campata della navata maggiore corrispondono due campate delle navati laterali coperte da volte a crociera costolonate.
Ciascuna piccola campata è fiancheggiata da una cappella di analoghe dimensioni anch’essa coperta da una volta a crociera. Due coppie di simili cappelle affiancano anche il presbiterio. Il contributo economico offerto per la costruzione della chiesa da parte delle grandi famiglie e delle Corporazioni cittadine consentì loro di disporre delle cappelle per le proprie sepolture. La facciata, a salienti, è realizzata con mattoni di raffinata fattura e sottilissimi letti di calce, decorata con statue e rilievi in cotto e ritmata da sei contrafforti rastremati fino alle sottili guglie terminali a sezione quadrata. La grande dimensione della chiesa comporta tre ingressi, corrispondenti alle tre navate, sovrastati da quattro ampie eleganti bifore e, più sopra, dal grande rosone ai lati del quale due nicchie ospitavano le statue dell’arcangelo Gabriele e della Vergine Annunziata a cui la chiesa è dedicata. Più in alto, da una nicchia inquadrata da una importante incorniciatura in cotto, si affaccia il Padre eterno benedicente. Sul fianco settentrionale, i solidi contrafforti rastremati che si interrompono al di sotto dello sporto del tetto sono la prova evidente che la chiesa avrebbe dovuto adornarsi di una corona di guglie, che poi non vennero realizzate. Si eseguì invece il poderoso campanile, con le ampie trifore della cella campanaria e l’alto cono di copertura concluso da un’elegante lanterna.
1373 – Intorno al 1364 i Carmelitani di Pavia si trovano a dover abbandonare la propria primitiva sede a nord della città (che occupavano dal 1298) per lasciare spazio alla nuova residenza viscontea. Ottengono in cambio l’uso della chiesa dei Santi Faustino e Giovita, entro le mura, e qui avviano sembra a partire dal 1373 i lavori per la costruzione del complesso monastico su progetto di Bernardo da Venezia, l’architetto di fiducia dei Visconti, che aveva da poco compiuto il castello. La conclusione della chiesa si avrà circa un secolo dopo, con la realizzazione della facciata nel 1490.
XVIII – La vicenda è per quattro secoli quella dei carmelitani, che si segnalano per il ministero sacerdotale, per la predicazione e per l’insegnamento. Le soppressioni di fine Settecento determinano una svolta radicale: viene scorporato il monastero, mentre la chiesa, grazie all’ampiezza e alla elevata qualità formale, viene trasformata in parrocchia nella quale confluiscono i beni e gli archivi di alcune chiese circostanti soppresse come San Rocco, San Zeno, Santa Croce, Santa Maria Gualtieri e la Santissima Trinità.
1832 – Nel 1832 si rinnovava l’altare in forme neoclassiche: lo sovrasta un tempietto circolare che protegge la figura trionfante di Cristo risorto ai lati del quale si dispongono l’Angelo Annunziante e la Vergine.
1854 – I sei pilastri con guglie dividono la facciata in cinque campi verticali nei quali si inseriscono i tre portali, che sono frutto di un rifacimento ottocentesco di Giuseppe Marchesi (1854). Sopra i portali si trovano quattro grandi bifore a sesto acuto ed un elaboratissimo rosone in cotto.
2004 – A partire dal 2004 è stato avviato un progetto di restauro graduale delle cappelle della chiesa.
2005 – E’ stato realizzato un intervento di restauro e consolidamento statico delle volte delle navate principali e laterali. Questi lavori sono stati realizzati con i contributi Cei.
2006 – E’ stato attuato un progetto di restauro e consolidamento statico della facciata e delle superfici esterne prospicienti la pubblica via.