La facciata in cotto, non finita nella parte centrale e nel coronamento, è organizzata su un doppio ordine di paraste, di cui quelle inferiori, doriche, reggono un architrave lapideo a metope e triglifi che prosegue anche sui fianchi, dove però è realizzato in cotto. Sopra l’ingersso principale compare una lapide in marmo bianco che indica l’intitolazione della chiesa e la data (1609) di inizio della sua costruzione.
Il profondo presbiterio si innesta sulla navata come un lungo corpo più basso, terminante in un’abside poligonale con catino a spicchi. Il campanile si presenta anch’esso in cotto, con rinforzi angolari bugnati che conservano tracce di bianco. La cella campanaria di ordine ionico è coperta da una piccola cupola rivestita in lamina metallica. In coerenza con i dettami della controriforma l’interno è ad aula unica scandito da un doppio ordine di sostegni. Lesene e colonne ioniche reggono una cornice inferiore aggettante che continua anche all’interno delle cappelle. Sulle paraste corinzie del secondo livello si snoda una fascia lavorata con girali di fogliame a stucco in rilievo, sulla quale si innesta la volta affiancata da grandi lunette contenenti le finestre. Ampie cappelle laterali, due per parte, sono illuminate da finestre termali, e si alternano ad archi minori al di sopra dei quali si dispongono le specchiature con affrescati episodi della vita della Vergine e, al livello superiore, le nicchie che contenevano le statue. Le due cappelle più vicine al presbiterio, di maggiore profondità, sembrano voler far memoria della struttura del di un transetto e sono gerarchicamente le più importanti della chiesa, destinate l’una alla Madonna miracolosa e l’altra a Santa Teresa d’Avila. La decorazione ad affresco che costituisce il filo conduttore dell’intero apparato decorativo, riguarda la Madonna, in virtù del suo ruolo di titolare della chiesa. L’altare maggiore in marmo, con l’elegante tempietto esastilo di forme neoclassiche, è da collocarsi nella terza decade dell’Ottocento. Sostituisce un importante altare settecentesco, realizzato nel 1743 dal marmorino Giuseppe Ferrari su disegno di Giovanni Antonio Veneroni che ora si trova nella chiesa di Villareggio, presso Certosa.
1578 – Fuori dalla Porta di Santa Giustina dopo il contagio del 1577 era stata eretta (1578) una cappella dedicata alla Madonna. Si trattava di una piccola cappella che al di fuori aveva un’immagine di San Sebastiano martire e di San Rocco. Qui nel 1609 il 25 marzo Agostino Rattazzi, un bambino paralizzato dalla nascita si rivolge alla Vergine e viene guarito miracolosamente. Da questo episodio deriva la volontà del vescovo Mons. Giovanni Battista Biglia di costruire un santuario mariano.
1609 – In un documento storico si dice che il disegno della chiesa venne eseguito dall’architetto da Candia, ma fu poi riformato da Giovanni Battista Tassinari pittore e architetto nel 1609.
1609 – Il 5 agosto 1609 il vescovo Biglia pone la prima pietra per la nuova chiesa. Nel giro di pochi anni la costruzione è quasi completata e per la sua collocazioni esterna alle mura della città, viene definita “la Madonna di fuori”. La chiesa viene officiata per circa un decennio dal clero diocesano e contiene l’affresco con la Madonna miracolosa in un altare appositamente predisposto.
1618 – Nel 1618 il vescovo Fabrizio Landriani affida la chiesa ai Carmelitani Scalzi, che, a partire dal 1627, provvedono alla costruzione del convento. Da loro verrà dedicata una cappella a Santa Teresa d’Avila, la mistica carmelitana a cui si deve la riforma dell’Ordine. Questa presenza consoliderà la denominazione popolare di chiesa di Santa Teresa.
1748 – Solo nel 1748 si completa il campanile.
1749 – Nel 1749 «si fecero tutti di nuovo li quattro finestroni del coro [¿] e le quattro finestre sopra la cornice del medesimo coro, con le due che sono al Lavatore della Sacristia».
1799 – In seguito alle soppressioni, nel 1799, i Carmelitani vengono allontanati. In seguito anche la chiesa viene chiusa e destinata ad altri usi in vista, forse di una demolizione.
1823 – Nel 1823 il vescovo Luigi Tosi la riacquista dal demanio e nel 1824 la riapre al culto. Una gran parte degli arredi e degli oggetti di culto è andata perduta e viene sostituita con altri arredi.
1897 – Il vescovo Agostino Riboldi la affida ai Salesiani nel 1897. Il passaggio comporta l’inserimento di una diversa tradizione religiosa. Nel 1942 il santuario diventa parrocchia.
1945 – Nel corso del novecento si prende in considerazione la possibilità di provvedere al completamento della facciata. Nel 1945 l’architetto Emilio Carlo Aschieri mette a punto un bel progetto che rimarrà sulla carta.