Con il suo peculiare volume ottagonale sovrastato dalla cupola, la chiesa di S. Giulio domina il piccolo nucleo storico della frazione Massina, composto da corti rurali ed ancora circondato da terreni agricoli. L’edificio si trova all’estremità del lungo asse viario principale (Via Virgilio), caratterizzato dal doppio filare alberato nel tratto esterno al nucleo, evidenziando una ricerca paesaggistica che si esprime nella prospettiva di cui la chiesa è il fulcro. L’impianto urbanistico, accostato all’architettura a pianta centrale di chiara ispirazione neoclassica, richiama un probabile intervento dell’architetto Luigi Cagnola (Milano 1764-Inverigo 1833), almeno a livello progettuale, già ipotizzato negli anni ‘40 del XX sec., anche in ragione della prestigiosa committenza, ma che non sembra finora documentato.
Le fonti datano al 1833-1836 la ricostruzione dell’edificio in forme neoclassiche, grazie alla volontà testamentaria della marchesa Maria Ciceri vedova di Daniele Ala Ponzone, scomparsa nel 1833, in sostituzione della piccola chiesa a pianta rettangolare che almeno dal XVI sec. esisteva alla Massina. I lavori furono seguiti da Filippo, figlio della marchesa e collezionista di opere d’arte, cui si deve anche la committenza della pala d’altare.
Impostato su pianta ottagonale, l’edificio è costruito in muratura intonacata, esternamente a bugnato, con partitura neoclassica nella decorazione. La cupola ad arco leggermente ribassato in mattoni pieni è ricoperta da manto in rame, di recente risistemazione. Il lato di ingresso, preceduto dal sagrato, presenta il portale a rilievo inquadrato da semicolonne, con trabeazione recante la dedicazione, sovrastato da finestrone ad arco e timpano. L’edificio è completato dalla sacrestia e dal campanile, con la medesima decorazione, concluso dalla cella campanaria sormontata da cupolino in rame.
All’interno, gli elementi decorativi sono rigorosamente inquadrati nella partitura neoclassica, la cupola è decorata con un motivo a cassettoni degradanti, con rosette; il presbiterio a base rettangolare è coperto da volta a botte, al centro si trova l’altare in muratura che ospita una pala raffigurante la Beata Vergine con S.Antonio, S.Giulio ed il disegno dell’edificio, già documentata nel 1841. La decorazione comprende quattro nicchie con statue neoclassiche raffiguranti figure femminili dell’Antico testamento, risalenti alla metà del XIX sec., di cui non è finora noto l’autore.
1833 – Le fonti datano al periodo 1833-1836 la costruzione dell’edificio, grazie alla volontà testamentaria espressa nel 1831 dalla marchesa Maria Ciceri vedova di Daniele Ala Ponzone, ricordata anche da una lapide posta in controfacciata. Il nuovo edificio a pianta ottagonale in forme neoclassiche sostituiva una preesistente chiesa, documentata almeno dal XVI sec.. Si trattava di un piccolo oratorio dedicato a S. Giulio abate, ad aula rettangolare, con una porta e due finestre in facciata, dotato di un altare con dipinto di Maria, costruito dalla famiglia De Caimis (o Caimi) di Turate, intestataria di terreni e cassine della Massina.
1925 – Una fase di completamento della decorazione interna ebbe luogo tra il 1925 ed il 1929.
1933 – Il campanile fu dotato di un nuovo concerto di campane, realizzate dalla ditta Bianchi di Varese
1943 – Sostituzione integrale dell’ originario manto di copertura in rame, ormai degradato, con lastre d’ardesia, su richiesta dell’architetto Ugo Zanchetta
2002 – Restauro della copertura che ha comportato la sostituzione delle lastre d’ardesia poste nel 1943 con un manto di copertura in rame