Il Cammino di San Colombano che si snoda tra le Alpi e Bobbio, è l’ultimo tratto di un lungo percorso compiuto dall’abate irlandese e suoi compagni tra il VI e VII sec. attraverso l’Europa (in Irlanda, Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Germania, Austria e Liechtenstein).
Tiene conto delle scarne informazioni storiche fornite dal biografo Giona, delle testimonianze monumentali, dai luoghi di interesse devozionali correlati alla memoria del santo, ma anche di aspetti pratici legati a percorsi che presentino adeguate condizioni di sicurezza e godibilità per i viaggiatori a piedi.
Questo non prova – come pure la tradizione locale vorrebbe – che l’abate irlandese sia effettivamente passato, però è indice di qualche antico rapporto con la memoria di Colombano presente in Lombardia.
Accanto al tracciato verosimilmente seguito da Colombano si è ritenuto di ricalcare, in alcuni tratti, sentieri già individuati successivamente sulle antiche vie romane (è il caso a nord di Milano di alcune tappe del Sentiero del Viandante o della Via Francisca, oppure la recente Via dei Monaci).
Si tratta della riproposizione del viaggio di un grande pellegrino; lo è stato nei fatti, per aver percorso a piedi più di 5.000 km ma lo è stato non meno nella disposizione di spirito, nel suo atteggiamento interiore.
Colombano ha infatti inteso realizzare nella sua vita, portandola alle estreme conseguenze, quell’idea cara al pensiero cristiano che vede la vita come un pellegrinaggio su questa terra, in vista della vera patria, che non è di questo mondo.
Ricalcare le sue orme vuol dire rendere tributo a un padre dell’Europa, ancora oggi figura di riferimento nel moderno processo di costruzione dell’unità europea.
Ripercorrere i suoi sentieri vuol dire riconoscere ancora dopo 14 secoli il grande contributo che Colombano ha avuto alla diffusione del monachesimo nell’Europa occidentale per quel ruolo chiave nella rinascita della civiltà europea agli inizi del medioevo.
E nello stesso tempo passando dalle Alpi, alla pianura, agli appennini, sentirsi cittadini liberi di un’Europa che concepiva già ai suoi albori unita, senza barriere, né confini, né differenze ovunque egli si trovava a passare o ad operare.
Alle motivazioni storiche e religiose proprie di questo cammino si affiancano importanti attrattive dal punto di vista ambientale, paesaggistico, culturale, musicale ed enogastronomico, concentrate in sole due regioni, Lombardia ed Emilia Romagna.
.
L’Italia è la tappa finale del viaggio compiuto dal 612 al 615 da Colombano già ultrasettantenne. Lungo la traiettoria seguita da Bregenz in Italia, il biografo Giona si limita a citare solo Milano e Bobbio. Dei possibili percorsi nel tratto di attraversamento delle Alpi, un tracciato, da Chiavenna, raggiungeva Casaccia, attraverso la Val Bregaglia dove si presentavano due varianti, una per Passo del Septimer, l’altra attraverso l’alta Engadina (Maloja e Julier). Sulla prima è caduta la scelta aderendo all’indicazione dei partners svizzeri.
Il percorso più agevole e breve verso Milano è quello attraverso il lago di Como, con navigazione fino al punto estremo meridionale della località di Lecco, dove è possibile proseguire verso sud imboccando il fiume Adda, che esce dal lago, e puntare su Milano. In epoca romana l’utilizzo del percorso via acqua, molto più veloce, veniva preferito al percorso difficoltoso lungo la strada preromana della sponda occidentale verso Como e noi sappiamo bene la preferenza di Colombano per le vie d’acqua. Questo itinerario può avvalersi di un percorso pedonale già disponibile, il Sentiero del Viandante che in 40 km giunge da Colico ad Abbadia Lariana in completa sicurezza, senza interferire con strade trafficate.
L’itinerario passa attraverso non poche località in cui la venerazione per san Colombano è antica: in corrispondenza dello sbocco della Valtellina si incontrano infatti chiesette a lui dedicate a Campo di Novate Mezzola, Mantello, Traona.
L’itinerario che discende lungo la valle dell’Adda è nei secoli seguito da pellegrini e viaggiatori provenienti dal lago di Costanza e dalla valle del Reno, fino a diventare una direttrice consueta nel viaggio di pellegrini d’Oltralpe diretti a Bobbio sulla tomba di San Colombano, come è provato dalla presenza lungo il tratto finale del fiume di luoghi di ospitalità gestiti dall’abbazia di Bobbio.
Ma anche nella parte iniziale del percorso si incontrano, seguendo la bella pista ciclopedonale che costeggia tutto il corso del fiume significative testimonianze come ad Arlate (in comune di Olgiate Calco) dove si trova l’antica chiesa romanica intitolata in origine a San Colombano (ora ai SS. Gottardo e Colombano) e a Vaprio d’Adda, che conserva la chiesa di San Colombano, recentemente restaurata risalente come fondazione al sec. VIII. Lo storico naviglio della Martesana, costruito alla fine del Medioevo che da Vaprio conduce a Milano, offre sulle sue sponde una sicura e comoda e attraente pista ciclopedonale.
Fuori dalla metropoli, per una felice combinazione, il Cammino di San Colombano viene a coincidere in larga misura con il percorso del Cammino dei Monaci; un itinerario che tocca a sud della città le abbazie di Chiaravalle e di Viboldone. Dopo aver attraversato i centri di Lodivecchio e San’Angelo Lodigiano, raggiunge il borgo di San Colombano al Lambro, che con la sua collina, unica nel panorama pianeggiante milanese, offre al camminatore uno sguardo panoramico suggestivo che spazia tutt’intorno. Qui, dove il monastero di Bobbio aveva una notevole proprietà di terre, si conserva una devozione straordinaria.
A Corte Sant’Andrea il Cammino di San Colombano interseca il percorso della Via Francigena, che pure ha qui il punto di imbarco per l’attraversamento del fiume (transitus Padi o guado di Sigerico e dal 2019 intitolato anche a San Colombano). La traversata del fiume sull’apposito battello, che porta ora il nome “San Colombano” richiede circa venti minuti di navigazione. In alternativa si può anche seguire la variante in bicicletta che consente di visitare a Fombio la chiesa parrocchiale dei SS. Pietro Paolo e Colombano.
Con lo sbarco a Soprarivo di Calendasco il percorso verso Bobbio del Cammino risale la pianura piacentina in direzione degli Appennini, avendo come riferimento il crinale del monte Penice, a cui ci si avvicina lungo lo spartiacque tra la Val Luretta e la Val Tidone – con belle viste panoramiche su boschi, coltivi e castelli – per poi scollinare nella valle della Trebbia.
In questo percorso di avvicinamento alla mèta di Bobbio non mancano i riferimenti a memorie colombaniane, dato che nel suo ultimo tratto il Cammino passa per zone o località che sono state alle dipendenze della abbazia bobbiese.
È il caso ad esempio della pieve di Verdeto.
Nei pressi della Pietra Parcellara, imponente monolito di nera roccia ofiolitica che si eleva solitario a dominio della bassa Val Trebbia, si incontra poi l’antico oratorio di sant’Anna, incuneato fra le nere rocce della Pietra Perduca, e sorto forse nel X secolo, che conserva all’interno, tra i vari affreschi tre-quattrocenteschi, anche un’immagine di san Colombano.
Infine, superato il crinale della Val Trebbia al passo della Cardarola, il percorso di dirige verso la conca di Bobbio in cui si entra attraverso la stretta dell’Orrido di Barberino, dove si trova, racchiusa tra le sue scure rocce, una grotta che la tradizione devozionale indica come luogo di ritiro eremitico di san Colombano; ma vi si trova pure la “Pietra di S. Colombano detta la Spanna”, cioè – secondo altra tradizione – un’impronta della sua mano, secolare segno di confine posto proprio alle porte di Bobbio, notoriamente meta e luogo di approdo del viaggio ultimo di san Colombano.
Il cammino si sviluppa su strade comunali asfaltate e sterrate e lunghi tratti di piste ciclo-pedonali. La segnaletica è ovunque presente. La stagione migliore per fare il Cammino è piuttosto lunga, da aprile a settembre.
Itinerario
Scopri le tappe di CAMMINO DI SAN COLOMBANO