La chiesa della Beata Vergine della Neve, nella località Alpone di Curiglia, “è la chiesa più vicina al cielo del decanato luinese (posta come è a 1245 m slm), nel cuore dell’alpe un tempo frequentatissimo e per questo dotato di un consistente numero di baite” (Frigerio). L’edificio si eleva a dominio di un vastissimo panorama, in un poggio poco distante dal nucleo delle stalle che consentivano l’alpeggio stagionale, ancora oggi in parte utilizzate. Dal sagrato si domina un vasto cerchio di monti (col monte Rosa in primo piano) riflessi nel bacino del lago Maggiore. L’edificio è semplice e si preannuncia con una facciata a capanna e un portale a sesto acuto. L’interno, a navata unica, scandito in tre campate e illuminato da finestroni pure a sesto acuto, si conclude in un’abside semicircolare adorna di una pala con la ‘Madonna dei pastori’. La bella copertura, in caratteristiche ‘piode’ (scandole di pietra), rimanda a tecniche costruttive tradizionali, ancorché l’edificio sia frutto di una fase costruttiva completata nel 1917. Per la festa, la prima domenica d’agosto, i rintocchi della campanella, innalzata sul campanile ‘a vela’ al centro della facciata, “si diffondono dall’alto per un vasto intorno, umile omaggio al ‘Signore delle cime'” (Frigerio).
1906 – La chiesa, nella località d’alpeggio di Curiglia, fu costruita per iniziativa del parroco, Ezechiele Manzella, col concorso degli emigranti che, dalla Valle Dumentina, partivano, ancora nei primi anni del XX sec., per lunghi impieghi stagionali in Italia e in Europa. Il progetto fu redatto nel 1904 seguendo il modello della chiesa “dei morti” di Vira, il cui disegno fu gentilmente messo a disposizione dal parroco del paese affacciato al lago Maggiore sulla riviera svizzera del Gambarogno (Canton Ticino). L’11.II.1906 il curato di Curiglia bandì il concorso per la costruzione. Al cantiere collaborarono, come consuetudine, le donne del paese, uniche testimoni della fatica del vivere quotidiano sui monti in assenza di buona parte degli uomini. A loro spettò il compito, duro e svolto a titolo gratuito, di portare sulle spalle, nelle caratteristiche ‘gerle’, le pietre da costruzione recuperate sul letto del fiume Giona, ossia a valle, colmano un dislivello di quasi mille metri.
1917 – Alcuni disguidi burocratici (legati alla proprietà del terreno) e l’oggettiva difficoltà del cantiere comportarono lunghi tempi di esecuzione. La chiesa, infatti, fu completata nel 1917 quando, a luglio, il nuovo parroco, fu autorizzato dal card. Andrea Ferrari alla benedizione. La campana, a suggello dell’opera, fu innalzata sulla facciata nel 1918. La chiesa ticinese presa a modello era dedicata a S. Mauro; per questo, forse, per qualche tempo anche “lassù al cosiddetto Alpone” di Curiglia fu per qualche tempo “in devozione il culto di S. Mauro abate” (Del Torchio). Del resto – come provano anche alcuni quadri devozionali conservati nella parrocchiale di Curiglia – il santo era popolarmente invocato contro ogni sorta di difficoltà e pericolo, incognite ben presenti a chi sperimentava la via dell’emigrazione o era impegnato in cantieri edili lontano da casa.
1995 – Attorno al 1995, l’area presbiteriale è stata rinnovata con la posa di una nuova pavimentazione in marmo davanti all’altare maggiore a parete, rimasto inalterato.