La chiesa si trova nella località che, per secoli, rappresentò la base dell’economia rurale di Graglio; qui, infatti, si disponevano gli alpeggi della località, a una quota di oltre 1180 metri. Oggi, e con lunga tradizione risalente agli anni Trenta del Novecento, l’area è stata riconvertita al turismo, con impianti sciistici di risalita e abitazioni di villeggiatura. Rimane intatto il fascino della chiesetta, dal caratteristico sapore alpino anche per la severa copertura in pietra grigia del posto (‘piode’). L’interno, a navata unica, è coperto con un tetto di legno a vista sostenuto da capriate, ripristinato durante interventi del Secondo Dopoguerra. Nel presbiterio, quadrato e coperto di volte (unico retaggio della primitiva costruzione settecentesca), si ammira, sull’altare maggiore a parete, un affresco raffigurante la Madonna con Gesù bambino tra i santi Rocco e Sebastiano che, forse, fu dipinto da Antonio Ciseri, attorno al 1845. Completano la chiesa, nel portico che precede l’ingresso, lapidi e iscrizioni commemoranti le gesta della divisione partigiana Garibaldi, unico memoriale in Italia. La chiesa non è orientata.
1785 – Il 6.VI.1791 il parroco di Graglio (oggi frazione montana del comune di Maccagno con Pino e Veddasca), Giovanni Contini, richiese alla curia di Milano il permesso per benedire l’oratorio da lui fatto “ristorare” nella località d’alpeggio, a una quota di oltre 1150 m; allo scopo, specificava che l’edificio era destinato alla “divotione ne tempi estivi”, ossia durante il pascolo stagionale delle greggi, e di avere puntualmente “exornato” e “fornito delle opportune suppellettili” l’unico altare dedicato alla Madonna. In origine, probabilmente, si trattava di una semplice cappella aperta e saltuariamente officiata, poiché nella visita del 1748 del card. Giuseppe Pozzobonelli non se ne era fatta menzione. Il progetto era stato presentato agli uffici diocesani già nel 1785.
1845 – Nel 1845 l’oratorio alpestre fu sottoposto a un primo, consistente intervento di ampliamento. L’entità dei lavori non è chiara, nè è possibile un confronto dimensionale con la chiesa settecentesca preesistente. Pare possibile concludere, tuttavia, che a seguito di questi lavori l’edificio fosse portato alle dimensioni originarie, ossia al limite dell’attuale facciata (escluso il portichetto). Rimase inalterata l’impostazione, di oratorio a navata unica con presbiterio a pianta quadrata.
1845 – Poco documentato è anche l’intervento di un giovane Antonio Ciseri che, secondo alcune fonti, sarebbe stato incaricato di affrescare sull’altare maggiore un omaggio alla Madonna con Gesù bambino affiancata dai santi Rocco e Sebastiano. La data dell’intervento dovrebbe coincidere con quella dei lavori patrocinati nel 1845, quando Antonio Ciseri avrebbe avuto circa 24 anni. Per la presenza dei due santi tradizionalmente invocati contro le pestilenze, vien da pensare che l’origine dell’affresco possa essere riferita al morbo (colera) che imperversò anche tra Verbano e Piemonte nel 1836.
1903 – Tra il 1903 e il 1904 il parroco di Graglio, don Giulio Marchioni, intervenne dotando la chiesetta di una sacrestia, sino allora mancante, e di un portichetto in facciata, utile riparo dalle intemperie.
1954 – Tra il 1954 (rifacimento tetto e elevazione del campanile) e 1967 la chiesa assunse la veste definitiva. Entro quelle date, infatti, si colloca anche la scelta di dedicare l’edificio a sacrario della divisione partigiana Garibaldi (l’unico in Italia). Allo scopo, il portichetto d’ingresso (opportunamente riformato e chiuso di vetrate) fu progressivamente decorato con iscrizioni e lapidi con nomi e luoghi dei combattenti.