Assieme alla vicina chiesa di S. Giacomo in Roncaglia di Civo, la chiesa parrocchiale di S. Fedele in Mello è ritenuta uno dei migliori esempi di edificio sacro tardo barocco della Valtellina, sia per l’impianto architettonico, sia per la decorazione pittorica e la ricchezza di arredi. Tipica chiesa della controriforma, secondo il modello ispirato dall’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, la chiesa di Mello è costituita da un’unica ampia navata rettangolare, ricoperta da volta, ben illuminata, sulla quale si aprono sei alte cappelle laterali, e conclusa da un ampio ed elevato presbiterio semicircolare. All’esterno appare come un blocco compatto in quanto i muri perimetrali si elevano dal fondo delle cappelle fino alla gronda, con una facciata allo stesso tempo sobria e imponente, come per la maggior parte delle chiese locali.
La grandiosità della costruzione e la ricchezza degli arredi (altari, balaustre, confessionali, pulpiti, organo, apparati processionali, argenteria, paramenti) si deve sia alle facoltose famiglie locali (fino a tutto il Settecento), sia ai proventi degli emigranti, a Roma, in particolare fino a tutto l’Ottocento, e successivamente oltre oceano.
1441 – La più antica notizia riguardante la primitiva chiesa di S. Fedele a Mello risale al 1441, quando divenne parrocchia autonoma, staccandosi da Traona secondo don Santo Monti (Atti della visita pastorale diocesana di F. Feliciano Ninguarda vescovo di Como, ordinati e annotati dal sac. dott. Santo Monti, Como 1892/98), o direttamente dalla pievana di Olonio secondo Martino Fattarelli (M. Fattarelli, La sepolta Olonio e la sua pieve alla sommità del lago di Como e in bassa Valtellina, Lecco 1986).
1624 – Successivamente ampliata, nel 1624 il vescovo Sisto Carcano definisce la chiesa “in parte de novo fabbricata” e la consacra, con tre altari.
1668 – Nel 1668 la chiesa viene descritta (Atti Visita Pastorale Vescovo Torriani) con cinque altari, con la navata solo parzialmente ricoperta da volta, col campanile sul lato nord.
1682 – Le poche notizie sulla costruzione della chiesa attuale sono desunte dagli atti della visita pastorale del Vescovo Francesco Bonesana: i lavori iniziarono nel 1682, ma nel 1697 la costruzione era giunta solo “circa alla metà delle mura, essendo terminato il coro con un bello campanile, sacristia, et ancora avanzatesi nel resto della chiesa”.
La chiesa antica, di cui si era dovuto demolire una parte per consentire l’avanzamento dei lavori per il nuovo edificio, risultava pericolante, tanto che si chiese al vescovo l’autorizzazione a benedire e officiare la nuova chiesa non ancora terminata. Nel 1699 il vescovo Bonesana concesse l’autorizzazione, “obligando però quei parochiani a terminare la fabbrica e stabilirla dentro il termine di tre anni”.
Di fatto, aperta al culto la nuova chiesa, le prescrizioni del vescovo non vennero subito rispettate in quanto i lavori risultavano “di gran dispendio”.
1706 – Risale al 1707 l’unico documento riguardante la costruzione della chiesa presente nell’Archivio parrocchiale: è il contratto stipulato il 27 marzo di quell’anno tra i fabbricieri e i capimastro ticinesi Martino Adamo di Carona (Lugano) e Francesco Bolla di Cevio (Valle Maggia) per “fare et edificare, ultimarla rusticamente … tutta la volta (della chiesa), tanto quella fatta l’anno 1706 come quella che è da fare per il presente anno” al prezzo di 160 filippi da versare in parti uguali ai due capimastro, i quali “siano tenuti a bonificare il ricevuto dalli fabritieri dell’anno 1706 in detta somma”.
Pur sull’unica testimonianza di questo documento, in base alle conoscenze acquisite riguardo all’attività dei mastri ticinesi in Valtellina, si può ragionevolmente ritenere che Martino Adamo non abbia solo realizzato una parte della volta della chiesa ma, col suo omonimo genitore (deceduto entro il 1696), sia stato l’artefice dell’intera costruzione, se non addirittura del progetto.
1721 – Nel 1721 fu costruito il ricco portale maggiore, nel 1732 la porta a sud.
1763 – Notevole la decorazione pittorica di Carlo Innocenzo Carloni con gli affreschi del presbiterio e del coro (1763) e con le pale d’altare del “Martirio di S. Stefano”, della “Crocifissione” e della “Madonna del Rosario”.
1926 – La decorazione intera è stata completata fra il 1926 e 1928 con il grandioso ciclo pittorico della volta a cura di Eliseo Fumagalli.
2014 – L’8.9.2014 sono iniziati i lavori di restauro della copertura, terminati il 10.12.2014.