La chiesa di san Giorgio sorge in posizione isolata sopra l’abitato di Brissago, forse sul posto di un’antica, ma non documentata fortificazione.
Vi si accede per un silenzioso viale alberato e pedonale che offre belle viste sulla sottostante valle e sul bacino settentrionale del lago Maggiore, che si intravvede in lontananza.
L’edificio, pur se di antica origine, appare come il frutto di una ricostruzione integrale già in cantiere alla fine del XVI sec., ma ultimata nei primi decenni del Seicento e di questo secolo conserva intatte le caratteristiche.
La facciata a capanna, percorsa da specchiature, contornate da cornici lisce, è preceduta da un portichetto sostenuto da due colonne doriche ed è conclusa alla sommità da un timpano triangolare classicheggiante, centrato da cornice decorativa a profilo mistilineo.
L’interno, ampio, si compone di una navata unica, di un presbiterio rettangolare e di quattro cappelle laterali.
La navata è conclusa con una volta a botte ribassata, scavata all’origine del cornicione da profonde nicchie per ospitare le finestre (tre per parte), e non presenta alcuna scansione in campate, indizio questo (come la volta a botte continua) della matrice seicentesca della fabbrica.
Il presbiterio è coperto con una volta a botte, così come le cappelle laterali ad eccezione di quella del Rosario (a destra dell’altare) che presenta un cupolino ribassato sostenuto da pennacchi, forse introdotto durante la ricostruzione dell’altare nel pieno XVIII sec., quando, per qualche tempo, la cappella fu intitolata alla Beata Vergine Immacolata (1748).
Rimandano a fasi settecentesche non documentate anche l’altare maggiore, certamente opera di una bottega viggiutese rimasta anonima (del tutto simile è l’altare maggiore nella chiesa dei Ss. Pietro e Paolo di Luino) e il campanile, dall’elegante profilo.
La chiesa è nota, soprattutto, per il ciclo affrescato riscoperto nel 1919 nella prima cappella a sinistra del presbiterio, un tempo abside dell’originaria chiesa d’età romanica o preromanica.
Il ciclo fu eseguito nel 1522 da un frescante locale, Guglielmo Jotti da Montegrino, e presenta sulla volta Dio Padre e i simboli degli Evangelisti, sulla parete di fondo una grande Crocifissione a piena pagina e nella zoccolatura l’avanzo di un ciclo con i Mesi. La chiesa è orientata.