La chiesa di San Giovanni Battista sorge nel centro di Cheglio, frazione a destinazione agricola di Taino. Nei pressi, infatti, si riconoscono ancora gli aggregati rurali di corti alcune delle quali (soprattutto a sud) con ben delineati caratteri riferibili al XV sec., tra cui una torretta colombaia ancora conservata. La stessa chiesa sorse presso un vigneto e a lungo il sagrato fu dotato di una pergola pensile. A testimonianza dell’antica vocazione dei luoghi, anche le cerimonie che accompagnavano la festa patronale, un tempo molto sentita, legati ai riti di passaggio ad auspici di abbondanza. L’edificio è frutto di una lunga fase esecutiva conclusa attorno al 1619, ma discende da un progetto unitario. Lo schema è quello ricorrente negli oratori della campagna lombarda d’età post-tridentina: aula unica rettangolare coperta di volte, facciata semplice con profilo a capanna, presbiterio a terminazione rettilinea. Ingentilisce il severo impianto il prospetto, con dettagli architettonici di qualche raffinatezza (il portale e le due finestre laterali) e un apparato decorativo complessivo (recuperato durante un intervento conservativo del 2011) simulante un doppio ordine di slanciate lesene interrotte da plinti classicheggianti. La chiesa è soprelevata su un alto sagrato pensile sul reticolo di strade circostanti. Si accede al sagrato tramite una bella scalinata frontale, pavimentata in ciottoli. La località gode di una bella vista verso valle, con il ramo meridionale del lago Maggiore in primo piano e le alpi innevate in lontananza. Nel 1992 la chiesa fu visitata da Giovanni Testori. Voleva individuarvi in una tela con la ‘Decollazione del Battista’ un’opera giovanile di G.B. Crespi detto il Cerano, oggi non più in loco e definitivamente a Melchiorre Gherrardini.
XVI – Nel 1581 la chiesa di Cheglio (frazione di Taino) era in costruzione e non ancora ultimata. In occasione della visita di un delegato arcivescovile svolta quell’anno, infatti, si invitata “li huomini et [la] Comunità” a “far finire quanto prima la cappella abasso già principiata”. L’edificio “abasso”, nel centro dell’abitato, in un complesso di corti rurali, sostituiva l’antico di cui l’abitato era dotato forse già dalla fine del X sec.: collocato sul monte sovrastante il borgo, la chiesetta era dedicata ai santi Cosma e Damiano ed era di proprietà privato, come ancora è oggi. Da questo oratorio “sopra la collina” il delegato ordinava che fosse trasferita al più presto la messa quotidiana e, se occorreva, anche le “materie” occorrenti per la costruzione. Nonostante gli ordini impartiti nel 1581, nel 1604 il card. Federico Borromeo trovò la chiesa nuova ancora lontana dalla conclusione, spronando a ulteriori completamenti.
1607 – Nel 1607 le opere di costruzione dell’edificio sacro di Cheglio dovevano essere ancora ferme: il 2 gennaio di quell’anno veniva rogato l’istrumento di erezione della chiesa che obbligava gli eredi Avogadro a ottemperare ai loro obblighi verso la nuova fabbrica anche in virtù del giuspatronato della famiglia sull’antica S. Damiano. Nel 1612 il visitatore regionale Cesare Pezzano dettava ulteriori norme per i completamenti: ordinava la posa di un pavimento; indicava la posizione del vaso per l’acqua santa; prescriveva le regole per gli armadi della sagrestia. Si trattava di opere di finitura, indizio che, forse, il fabbricato era terminato quantomeno nelle murature e nelle coperture. In ogni caso, nel 1619 l’oratorio doveva essere pronto per le celebrazioni, tanto che la piccola comunità di Cheglio intese svincolarsi dagli obblighi verso la chiesa di Taino, tentando persino il cammino di un’autonomia parrocchiale che fu presto smorzato dall’intervento di Federico Borromeo.
1901 – Tra il 1901 e il 1906 la chiesa di Cheglio fu interessata da alcuni interventi. Entro i primi anni del XX sec. era stato costruito il campanile (forse rialzando il fusto di una precedente torre per le campane); nel 1906 si diede mano alla revisione del tetto. Ciononostante, anche per “il raffreddamento nella pratica della religione in questi luoghi infestati purtroppo […] dall’emigrazione” (come lamentò il parroco di Taino in una lettera inviata al card. Andrea Ferrari), nel 1916, durante una visita pastorale, le condizioni di conservazione dell’edificio sacro furono giudicate gravi.
1965 – La preoccupazione per lo stato di conservazione della chiesa di Cheglio fu fatta propria dal card. Ildefonso Schuster, nel 1941. Ciononostante, la campagna di restauro fu avviata solo dal 1965 anche grazie allo stimolo proveniente dall’allora sindaco di Taino, il comm. Franco Butti. La conclusione dei lavori fu celebrata il 24 giugno ripristinando l’antica usanza della saga dedicata a san Giovanni. Durante il cantiere fu ripristinato il tetto, fu rifatto completamente il pavimento (con posa di palladiana) e furono stesi nuovi intonaci sulle pareti interne e esterne. Infine, fu recuperata la bella scalinata al centro del sagrato che ancora oggi costituisce l’accesso all’edificio dalla strada a valle.
1997 – Una nuova serie di lavori interessò la chiesa Cheglio tra il 1997 e il 1998. Nel 1997 fu posto nella chiesetta l’altare proveniente all’antico oratorio di S. Damiano; inoltre, sopra il portale, fu istallata una vetrata prima mancante. Nel 1998 il piccolo campanile fu dotato di tre nuove campane. Nello stesso anno fu collocato un fonte battesimale – che pure forse proveniva dalla chiesa sul monte- utilizzato come acquasantiera.
2011 – Nel 2011 furono autorizzati gli ultimi interventi sull’edificio sacro di Cheglio, culminanti nelle opere di restauro conservativo della facciata.