Sinteticamente si può parlare dell’architettura della chiesa come di un esempio di architettura minimalista, comunque di un esplicito manifesto del modo di intendere l’arte del costruire nell’immediato dopoguerra. L’Architetto sceglie in gran parte la muratura in mattoni sia pure alternata sui fianchi a parti intonacate, prediligendola a qualsiasi effetto di levigatezza e inconsistenza.
L’edificio della chiesa presenta nel complesso un aspetto formale ricco di dettagli interessanti che sembrano tradurre quel pensiero dell’architetto Sarti di non volersi troppo discostare dalla tradizione. Le murature delle pareti esterne presentano tutt’intorno un’alta zoccolatura di mattoncini pieni; la parte superiore, intonacata, è scandita in sei partiture da pilastrate che fungono da contrafforti. Le pilastrate, legate strutturalmente alle travature orizzontali, aggettano su entrambi i fianchi; nei comparti intermedi determinati dalla loro scansione si aprono, in alto, le aperture rettangolari che danno luce alla chiesa, collocate così in alto dal progettista per non disturbare la vista dei fedeli. La continuità del paramento esterno viene infranta in corrispondenza dell’abside con chiusura rettilinea. Due speroni inquadrano la parte tutta intonacata con intonaco a graniglia; si riconoscono le lunghe fasce rettangolari delle vetrate e, in alto, la riproposta della croce già segnalata in facciata.
All’esterno, al di là del corpo di navata e quindi verso il presbiterio interno, si osservano volumi aggettanti rispetto alle pareti; oltre alla sagrestia, ospitano locali con diverse funzionalità per la chiesa. Nella muratura esterna corrispondente al vano caldaia e alla sagrestia si può osservare che il paramento murario a mattoncini si concede un intervallo lasciando spazio ad elementi traforati, in parte di ornato, soprattutto funzionali per immettere luce e aria nei locali interni.
1955 – Costruzione della chiesa su progetto dell’Architetto Bruno Sarti di Sermide (MN).
1986 – Intervento radicale con rifacimento dell’interno a firma dell’architetto Poltronieri Adolfo di Mantova.