la chiesa è dotata di un lungo portico aperto su tre lati, coperto da tetto in legno a due falde con fondelli dipinti.
Le pareti laterali sono aperte da cinque archi per parte, in opera su piccole colonne in arenaria che, a loro volta, poggiano su un parapetto.
Inferriate e cancelli chiudono ogni arcata o accesso al portico che rimane più basso rispetto alla quota stradale e al quale si accede mediante tre gradini.
Nel pavimento sono in opera pietre sepolcrali e sul parapetto prospettante a sud, sei lapidi ricordano le persone delle famiglie sepolte.
Il portale centrale della facciata vera e propria, presenta un contorno in pietra con lunetta dove è dipinto a fresco, Cristo risorto.
La chiesa presenta una navata rettangolare con pareti decorate e cornice sulla quale si imposta la volta a botte con al centro raffigurato il Padre Eterno; ai lati vi sono due finestre.
La navata è seguita da un coro absidato che funge da presbiterio, in rilievo di un gradino.
Il pavimento della chiesa è in marmo.
XVII – é intitolata al santo che fu vescovo di Cipro al tempo del Concilio di Nicea nel 325 d.C.. la piccola chiesa a lui dedicata venne costruita presumibilmente dopo la peste del 1630, a ovest rispetto al cimitero ove vennero sepolti i morti dell’epidemia, località chiamata poi dei morti della Corona
1825 – si ha notizia, dagli archivi parrocchiali che la chiesa venne benedetta dal parroco dell’epoca
1845 – verso la metà del del XIX secolo la chiesa ormai in rovina, venne restaurata dal gorlaghese Carlo Ortelli per privata devozione.
1907 – mons. Tedeschi durante la sua visita pastorale, ordinò che fosse tolto da sopra la porta, un angelo di pietra in altorilievo e che vennero sistemate alcune parti ammalorate.
1943 – su progetto dell’architetto Angelini venne aggiunto il portico chiuso con infuriata che, oggi, è parte essenziale ed integrante della costruzione. In tale anno, per volontà del nobile Giovanni Siotto Pintor, essa divenne il sepolcreto di famiglia.
1944 – la facciata venne affrescata da Nando Anghileri di Bergamo, con una raffigurazione della morte dei potenti, degli umili, dei disperati e dei rassegnati e con al centro la figura di Cristo.