La chiesa di S. Caterina d’Alessandria sorge nel Comune di Albosaggia e sovrasta il muraglione ad arcate di pietra che sostiene il terrapieno del sagrato. Nell’area circostante alla chiesa sorgono anche l’oratorio di S. Ciriaco, la casa canonica, la casa parrocchiale e il campanile. La facciata di ingresso guarda verso valle ad ovest e, dall’area che una volta costituiva l’antico cimitero, si possono apprezzare un magnifico paesaggio di fondovalle e la testata della Valmalenco. La geometria attuale della chiesa si discosta notevolmente da quella originaria del secolo XII, dedicata a S. Antonio, che fu nel corso dei secoli oggetto di diversi rimaneggiamenti. Nel suo insieme l’edificio si presenta abbastanza armonico, se si pensa appunto che la sua realizzazione fu eseguita in fasi e tempistiche diverse. L’impianto attuale, infatti, è frutto di modifiche che nel corso dei secoli hanno mutato notevolmente la distribuzione dei volumi e le caratteristiche strutturali della costruzione primigenia. La chiesa è orientata in asse est – ovest.
La composizione architettonica della chiesa di S. Caterina assunse le forme attuali a seguito della ricostruzione seicentesca, che ne modificò di molto la struttura originaria dell’antica chiesetta risalente al 1354. Paragonare l’episodio dell’ampliamento-modificazione dell’edificio, avvenuto nel Seicento, con altri edifici religiosi coevi e situati nel contesto valtellinese costituisce un momento di studio degli episodi di particolare interesse. Gli studi più recenti sull’architettura lombarda del XVII secolo hanno inteso restituire in termini complessi le coordinate in cui inserire la costruzione di chiese ad aula unica nell’area interessata dall’azione riformatrice di Carlo Borromeo e in particolare nei territori lombardi dell’arco alpino. Emerge così il ruolo significativo che in queste vicende ebbe un architetto e capomastro ticinese lungamente attivo nella valle dell’Adda, Gaspare Aprile da Carona. È tuttavia probabile che esso fosse defunto entro il 1649, infatti presso la parrocchiale di S. Caterina è attivo maestro Antonio figlio del fu Gaspare. È probabile che gli Aprile, documentati con nomi diversi in varie località della valle, fossero giunti a conquistare il monopolio dei cantieri in qualità di impresari e capimastri. Inoltre gli Aprile sono spesso affiancati dallo scultore Antonio Casella a testimonianza di estesi e sperimentati rapporti di collaborazione tra artisti di medesima provenienza. La presenza in valle di figure quali Gaspare Aprile, che era insieme progettista, capomastro e impresario, in stretto contatto con stuccatori, maestri da muro e appaltatori, è la costante che caratterizza tutta l’architettura del Seicento in Valtellina. In questo quadro storiografico è possibile comprendere il ruolo che un edificio come la parrocchiale di S. Caterina giocò in rapporto ad esigenze interne di fede e devozione e ad istanze esterne di stile e professionalità. L’assoluta unità formale e spaziale dell’edificio suggerisce l’opportunità di attribuire ai maestri della cerchia di Gaspare Aprile da Carona la progettazione effettiva dell’edificio. A un disegno coerente infatti risponde l’articolazione della facciata con il risalto centrale, a spigolo vivo, che sottolinea con sapienza l’allineamento del portale, della serliana soprastante e della spezzatura del timpano sommitale. A questo elemento si aggiunge l’accuratezza del dettaglio dei complementi lapidei del portale e delle finestre, realizzate dai lapicidi bormini Pietro Marni e Agostino Colturi.
La chiesa di S. Caterina propone il prototipo dell’architettura religiosa valtellinese, in modo
particolare per le fabbriche progettate e dirette da Gaspare Aprile, il quale ripropose con assiduità la pianta a navata unica con piatte cappelle in fregio e ampio presbiterio voltato.
1354 – La costruzione della chiesa iniziò nell’anno 1354.
Nello stesso luogo sorgeva precedentemente un’altra chiesa, dedicata a Sant’Antonio, le cui origini risalgono al XII secolo.
1421 – La chiesa fu consacrata nel 1421.
1610 – Nel 1610 fu ampliato verso ovest e verso sud il preesistente campanile, “più stretto e più basso”, così da permettervi il passaggio diretto nella chiesa. La torre del campanile originariamente si trovava sul lato sud est della chiesa.
1614 – Tra il 1614 e il 1619 venne edificata la cappella del S. Rosario e sull’altare venne posta l’immagine della Beata Vergine.
1620 – La cappella di San Carlo, in posizione simmetrica rispetto quella del S. Rosario, è stata realizzata a partire dal 1620.
1630 – La cappella di San Sebastiano (la terza a destra) fu realizzata in occasione della pestilenza dell’anno 1630.
1644 – Nel 1644 la chiesa fu ampliata con la realizzazione del secondo arco e delle due ultime cappelle verso l’ingresso principale; l’incarico fu affidato ai mastri Bartolomeo Amadio e Pietro Ruspino di Val Lugano.
1647 – La facciata venne completata tra il 1647 e il 1648 con le opere di pietra delle lesene e del portale realizzate dai mastri Pietro Marni e Agostino Colturi di Bormio.
1656 – La cappella di San Giovanni Battista (la terza a sinistra), in cui è ospitato il battistero, venne costruita dal Casella nel 1656.
1658 – Nel 1658 l’edificio venne alzato di cinque braccia, (1,8288 metri x 5 = 9,144 metri) e furono costruiti gli archi che sostengono la copertura. Se si raffronta all’altezza di circa 14 metri, l’altezza della preesistenza era indicativamente di poco inferiore ai cinque metri. L’edificazione fu affidata a Carlo Aprile ed alla sua squadra di Val di Lugano che completarono l’intonaco di calce tirato con polvere di marmo bianco nel 1659.
1660 – La sagrestia, che si trovava affiancata al presbiterio, fu completata tra il 1660 e il 1661, contemporaneamente al termine degli stucchi del coro e dei lavori esterni sul sagrato.
1732 – Nel 1732 venne realizzato l’ossario con la preziosa inferriata in ferro battuto, forse opera dei fratelli Smidt di Bormio.
1840 – La torre campanaria ampliata all’inizio del Seicento fu abbattuta verso la metà dell’Ottocento a causa delle sue condizioni statiche che mettevano in pericolo l’edificio della chiesa.
L’opera di ricostruzione partì con stipula del contratto datato 30 settembre 1840 con cui il comune di Albosaggia commissionava l’opera al capo mastro Pietro Galletti.
Il nuovo campanile fu ricostruito non sullo stesso sedime, forse perché la natura scoscese del terreno non offriva le dovute garanzie, ma a monte della strada che porta al cimitero, fondandolo sulla roccia che dovette essere in parte scavata.
Oggi il campanile si trova ancora in questa posizione ed è alto 25 metri.
1937 – Il 1937 vide interventi invasivi nell’edificio della chiesa: ricostruzione del tetto con l’applicazione all’intradosso del rivestimento a cassettoni, eliminazione dell’ossario con sepoltura nella chiesa dei resti, demolizione delle pareti che dividevano le sacrestie con allargamento del presbiterio e realizzazione della sacrestia in luogo dell’ossario come si trova attualmente. Vennero inoltre rimossi l’antico ciborio ligneo e l’organo seicentesco.
1947 – Nel 1947 venne pavimentata la chiesa con marmette di graniglia.
1963 – Nel 1963 si eseguirono i lavori di restauro della torre campanaria con iniezioni di cemento alla base, rifacimento parziale dell’intonaco esterno e rifacimento della copertura del tetto.
1997 – Il restauro del 1997 ha ridato luce alle pareti interne che sono tornate a splendere col bianco della polvere di marmo e della calce del Settecento.
2016 – L’11.4.2016 sono iniziati i lavori di consolidamento e restauro della copertura e del rifacimento dell’impianto di riscaldamento con sostituzione della pavimentazione interna, terminati il 14.10.2016.