La chiesa Sant’Alessandro si affaccia sull’omonima piazzetta e nell’ambito di un vasto complesso costruito dai Barnabiti come sede monastica e di collegio, secondo un piano elaborato nel 1602 dal padre barnabita Lorenzo Binago e differito nel tempo, sino ai primi decenni del XVIII sec. Laboratorio di forme e tipologie, in pianta e in alzato, il progetto e le sue varianti rappresentarono l’occasione per la definizione di prototipi e la diffusione a scala non solo nazionale di suggestioni estetiche grazie alla profonda assimilazione, da parte di Binago, di modelli radicati nella cultura architettonica rinascimentale e all’approfondita conoscenza della loro applicazione nella tarda stagione cinquecentesca, allora appena conclusa. La facciata, serrata da torri simmetriche, a pianta quadrata e con loggia ottagonale, reinterpreta con monumentale classicismo (limitato all’ordine inferiore) il tema già proposto nell’esemplare chiesa dell’Assunta a Genova (di Galeazzo Alessi), determinando un canone che fu poco dopo replicato a Roma in S. Agnese in Agone (piazza Navona) dal Borromini. Il secondo ordine fu completato entro il 1711 e, seppure in difformità estetica sostanziale, rispettò i rapporti proporzionali ideati nel secolo precedente, lasciando emergere dalla piazza la vista della cupola. L’interno è a pianta centrale, con croce principale iscritta nel quadrato, riferimento esplicito alla fortuna del tema in area lombarda (negli studi di Leonardo), all’applicazione di Bramante (e Michelangelo) in S. Pietro a Roma e alle numerose declinazioni e variazioni messe in atto nell’ultimo Cinquecento. Binago vi aggiunse una seconda croce verso il presbiterio, fusa nella precedente in coincidenza del capo della croce maggiore, così da determinare una lieve prevalenza dell’asse longitudinale del presbiterio, una risposta all’annoso dibattito sulla prevalenza della liturgia sulle forme in piena età controriformistica considerata “rivoluzionaria” (Wittkower, cit. in Repisti). Al centro si eleva la cupola (tardo seicentesca, in sostituzione dell’originale demolita nel 1627), impostata sul tamburo ed estradossata, retta da pilastri sostanzialmente triangolari dove emergono le colonne accoppiate che, secondo le intenzioni di Binago, dovevano sorreggere il peso della volta, ma che furono in parte rinforzate con setti murari. La “chiarezza ingegnosa” (Bascapé-Mezzanotte) dell’impianto planimetrico si traduce in alzati di grande complessità, per gli scorci prospettici determinati dalle quattro cupolette sopra i vertici della croce principale e il gioco degli arconi di collegamento e di sostegno al ricco campionario di coperture. L’impatto è amplificato dalla veste decorativa (in stucco e ad affresco), con singolare aderenza al partito architettonico, estesa senza soluzione di continuità su pareti, volte e pilastri e che nella cupola “ascendono dallo zoccolo ai pennacchi, al tamburo, alla tazza terminale fino alla bocca del lanternino”: fu completata con “inesausta fantasia” (Bascapé-Mezzanotte) sotto la rigida regia dei Barnabiti entro la fina del Seicento e trovò un ulteriore, prezioso tassello nel monumentale altare maggiore, rivestito di marmi e tempestato di pietre rare, innalzato tra il 1736 e il 1741.
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visita guidata Chiesa Sant Alessandro in Zebedia
Chiesa di Sant’ Alessandro in Zebedia (Milano)
visita guidata a San Satiro