La chiesetta dedicata a S. Ambrogio è posta su di una collinetta. Si accede all’edificio percorrendo una scalinata in acciottolato e alzata di granito che termina sul sagrato. Una seconda scaletta in muratura è collocata sul lato sud della costruzione.
Bindella è un toponimo di origine Longobarda e indica un territorio lungo e stretto.
Dal sagrato ghiaioso si accede alla chiese salendo ulteriori tre gradini in granito e un parco di cipressi circolari la circonda.
Lo stile dell’edificio è essenziale, con unica navata e abside quadrangolare orientata a est. La copertura a doppio spiovente è di coppi in cotto a canali su struttura lignea.
La facciata e le superfici esterne sono intonacate e tinteggiate. Solo uno zoccolatura di circa un metro e i cantonali della facciata si presentano con finto bugnato in muratura.
Il portale in granito accoglie il portone ligneo di semplice fattura. Un timpano interrotto al centro è impreziosito dalla presenza di una piccola scultura che raffigura S. Ambrogio posto in una nicchia. Ancora sopra una finestra semicircolare con serramento a raggiera, contribuisce a illuminare la navata.
Le superfici interne sono tinteggiate mentre il pavimento è costituito da piastrelle di monocottura.
XVI – L’origine della chiesetta è molto antica, probabilmente anteriore al XV secolo. Fino al 1517 circa fungeva da chiesa parrocchiale, poi fu unita alla parrocchia di Brugora (Arcellasco) .
Nell’Ottocento era in stato deplorevole, infatti subì qualche restauro nel 1838 a spese del Comune di Cassina Mariaga (Bindella), uno dei comuni in seguito assorbiti da Erba.
1958 – Dopo l’unione dei comuni limitrofi con il centro di Erba, la chiesa di Bindella fu restaurata anche grazie all’impegno economico che l’amministrazione comunale di erba decise di offrire alla parrocchia. In quell’occasione venne aggiunta una piccola torre campanaria.
1990 – Un ulteriore restauro interessò la piccola chiesa nel 1990, in particolare si lavorò sulle superfici interne affrescate, rinvenute in quell’occasione. L’opera pittorica è attribuita a Giovanni Andrea De Magistris (1510-1573).