Edificio ad aula unica e pianta rettangolare. La facciata è in laterizi con profilo a capanna, e portale centrale. Quest’ultimo presenta un architrave con decorazione scolpita, frammento proveniente da un più antico edificio, lunetta mosaicata e una sorta di piccolo protiro aggettante dal piano della facciata. Ai lati di questo si aprono due monofore con ghiere che alternano, come nel portale, laterizi ed inserti in pietra bianca; la parte inferiore dei cantonali è rivestita in pietra. Al centro della facciata è inserita una croce in pietra con al centro e alle estremità dei bracci delle ceramiche invetriate, che si trovano anche inserite nella muratura della facciata. Il sottogronda è sottolineato da una serie di archetti pensili bicromatici, una decorazione a denti di sega e due cornici poligonali sovrapposte. Al culmine della copertura sorge un campaniletto a vela con croce metallica.
L’interno non presenta suddivisioni spaziali, ad eccezione del presbiterio ospitato all’interno di una piccola abside poligonale delimitata da balaustre. Due aperture si aprono nell’abside coperta da volta a semiombrello con costoloni laterizi su peducci in pietra. Le vele della volta sono decorate con un celo stellato, mentre la chiave di volta è scolpita e rappresenta una colomba; l’aula presenta invece copertura a vista. Sulle pareti laterali in prossimità dell’ingresso sono stati preservati due affreschi, uno per lato, rappresentanti i santi Sebastiano e Fabiano a sinistra, Marcellina, Ambrosio e Satiro con un donatore a destra.
sec. XI – Il primo edificio di culto sarebbe sorto nel 1098 (data letta a fine Settecento su di un mattone dal sacerdote don Paolo Antonio De Petri) in associazione ad un cenobio femminile benedettino, costruito a sua volta in una struttura scelta da S. Ambrogio come dimora estiva e poi passata alla sorella S. Marcellina.
sec. XVI – La chiesa viene descritta nelle visite pastorali. Nel 1604 le reliquie dei Magi qui conservate vennero trasferite nella parrocchiale di S. Bartolomeo.
sec. XIX – La chiesa viene soppressa e diventa di proprietà prima del conte Alessandro Ottolini, poi nel 1804 di Elisabetta Napollon, moglie di Giulio Ottolini, quindi del conte Tizzoni d’Increa e infine dei Rizzi.
1846 – La famiglia Rizzi fa abbattere parte dell’antico edificio di culto ed esegue una ristrutturazione.
1883 – L’edificio, nel frattempo divenuto di proprietà della famiglia Gnecchi, subisce un radicale restauro i cui risultati sono ancora visibili.
1953 – L’edificio viene restaurato da Franco Milani; viene realizzata la lunetta mosaicata raffigurante S. Ambrogio.