Il monastero di Voltorre, grazie al chiostro e alla torre campanaria, rappresenta una delle architetture medievali più suggestive della Provincia di Varese.
La sua storia inizia nel XII secolo grazie all’acqua purissima e copiosa di un rivo denominato Fontanone e al fatto che sarebbe stato edificato lungo una delle più importanti vie romane di comunicazione, che, attraverso il passo del Lucomagno, metteva in diretto collegamento la località di Angera, il feudo medievale di Castelseprio e Milano con la vicina Svizzera (Disentis-Coira).
Il sito era già comunque vivo fin dal V secolo.
Gli scavi archeologici effettuati nel 2001 hanno portato alla luce una stratificazione di edifici precedenti all’attuale chiesa di san Michele (santo venerato dai longobardi ariani), evidenziando come Voltorre da tempo offrisse un luogo di culto alle genti insediate tra le pendici dei colli settentrionali e le sponde del lago.
E’ emersa anche una domus rustica tardo romana.
La massiccia e severa torre, è ritenuta di origine tardo romana; forse una torre di avvistamento del castrum circondato da una cintura muraria, con preesistenza di edifici di culto pagano e cristiano.
A questi elementi si sovrappose, nel XII secolo, l’insediamento dei Benedettini. Sorse così il monastero cluniacense di san Michele dipendente dall’abbazia madre di Fruttuaria, presso Ivrea.
Il primo documento che menziona l’esistenza del chiostro a Voltorre è del 1202.
Per il priorato è un momento di prosperità economica e di espansione edilizia.
Ne è testimonianza la firma lasciata dal magister Lanfrancus filius Domergatii de Livurno su uno dei capitelli del lato orientale.
Questo reperto, danneggiato dall’incendio avvenuto nel 1913, che ha distrutto questo lato del chiostro, è oggi murato su una mensola sotto il portico, mentre al suo posto è stata collocata una copia, priva tuttavia di iscrizione.
Lanfranco sarebbe giunto a Voltorre sul finire del XII secolo, chiamato dall’abate di S. Benigno di Fruttuaria, Ugo de Arzago (1152-1199).
Gli ultimi restauri hanno portato alla luce tracce romaniche, celate dai rifacimenti subiti dal complesso: due formelle scolpite con motivi zoomorfi, monofore strombate al piano superiore.
Un particolare caratterizza la storia del chiostro e della antica torre: la presenza di una campana, conosciuta come il badulo che fino agli inizi del Novecento, segnava il tempo e gli eventi più importanti.
Ora in disuso, porta ancora la scritta sulla corona che cinge l’ imboccatura un poco consunta la scritta Blasinus-Magister-Stemalius-de Lugano.
Con ogni probabilità era una vecchia campana comunale, una fra le più antiche fuse in Italia.
Passata ai religiosi, questi la issarono sulla travatura della torre.
Tre codici pergamenacei di contenuto giuridico, oggi alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, furono conservati nella biblioteca di Voltorre: portano un riferimento al luogo nelle note di chiusura dell’ amanuense Cristoforino da Pallanza che eseguì l’opera tra il 1464 e il 1466 su commissione di Filippo de Besutio priore commendatario tra il 1456 e il 1472.
Oltre i motivi decorativi, da rilevare le vignette sull’angolo superiore sinistro e al piede del foglio lo stemma dei de Besutio.
I Benedettini rimasero fino al 1473, sostituiti nel 1519 dai monaci Lateranensi di santa Maria della Passione di Milano.
Questo passaggio segnò la chiusura della comunità monastica in quanto i nuovi venuti si limitarono a inviare un canonico alla volta per seguire da vicino la gestione patrimoniale e la conduzione dei fondi agricoli.
Il Priorato di san Michele raggiunse così la sua massima espansione urbanistica e divenne una azienda agricola ancora più redditizia. La mappa del monastero e della corte contadina evidenzia una ricchezza di attività che permetteva una vita pienamente autosufficiente.
Figura determinante fu Raffaele Appiani, canonico lateranense inviato a Voltorre nel ‘600 che, oltre all’attenzione della gestione del patrimonio fondiario, si dedicò ad eseguire numerosi lavori di sistemazione del complesso.
Il secolo successivo vide i religiosi impegnati nell’ampliamento della chiesa di san Michele.
Con l’ avvento dei rivoluzionari francesi però, nel 1798, tutto il patrimonio della chiesa fu frazionato in blocchi e venduto.
La chiesa con la torre campanaria venne attribuita alla parrocchia di Comerio, mantenendola destinazione di culto.
Dopo alterne vicende a distanza di un secolo l’ interesse degli studiosi e delle autorità di tutela comincia a focalizzarsi su Voltorre, ma agli ostacoli frapposti dai proprietari si aggiunge lo scoppio di un incendio il 20 ottobre 1913 che provoca il crollo del tetto del portico del lato est e danneggia parte di quelli nord e sud.
A metà del secolo scorso il chiostro riacquista la sua unità grazie all’Amministrazione Provinciale di Varese, che, acquisita dallo Stato la quota appartenente al Demanio, è divenuta proprietaria delle parti ancora private, e ne ha curato manutenzione, e ristrutturazione per adibirlo a vivace centro culturale, gestito in convenzione dal comune di Gavirate.