L’edificio viene costruito a Varese tra il 1975 e il 1977 in località Montello, su progetto dell’architetto Luigi Leoni e di Frate Costantino Ruggeri.
Il terreno edificato ospitava in precedenza uno stagno che fungeva da peschiera ed era di proprietà del marchese Gian Felice Ponti.
Una tubazione interrata serviva a canalizzare l’acqua per alimentare i giochi d’acqua nel parco di Villa Ponti a Biumo Superiore.
Forse per questo motivo la chiesa mantiene una spiccata predisposizione ad illustrare la simbolica battesimale.
La chiesa sorge nel verde della collina, con grandi vetrate e ed è completamente bianca, grazie anche all’utilizzo della pietra a spacco proveniente dalla vicina cava di Caravate.
Si presenta con una pianta insolita, in parte rettangolare e in parte semicurva.
L’altare è posizione obliqua mentre la disposizione dell’aula segue l’andamento curvo.
Una paratia scorrevole di bronzo separa la parte antistante la chiesa – dove si trova il fonte battesimale – e l’interno.
Quando la paratia viene aperta veniamo inondati dalla luce che attraversa le vetrate ed entriamo nello “spazio mistico”, così definito dal frate.
Gli interni sono sobri ed essenziali, spogliati dal superfluo decorativo. Il capocielo in bronzo si squarcia per inondare di luce l’altare, il tabernacolo e tutti gli elementi ed arredi liturgici.
Una Madonna lignea del ‘700 è posata in uno spazio che volge sia all’interno della chiesa che all’esterno, quasi a salutare i fedeli che salgono alla chiesa.
Grazie alle numerose vetrate policrome, che si aprono anche lungo il soffitto, nella chiesa si creano variopinti giochi di luce, secondo l’intenzione di Ruggeri il quale diceva: “le vetrate sono la mia opera migliore, perché la luce che li oltrepassa racconta la luce di Dio”.
Il fonte battesimale è una pietra scura bagnata da acqua corrente che un varco tondo nel soffitto irrora di luce.
L’invocazione di Cesare Angelini accoglie il visitatore e il fedele: “in questa chiesa, aperta alla luce, entra, o uomo a salutare la Vergine, madre di ogni nostra letizia”.
La dedicazione a Santa Maria della gioia è invocazione singolare perché ciascuno ritrovi la radice del dono della fede: la salvezza per Grazia che illumina la nostra vita.